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Il pilastro di Adelphi

«Quando Bazlen mi parlò per la prima volta di quella nuova casa editrice che sarebbe stata Adelphi – posso dire il giorno e il luogo, perché era il mio ventunesimo compleanno, maggio 1962, nella villa di Ernst Bernhard a Bracciano, dove Bazlen e Ljuba Blumenthal erano ospiti per qualche giorno –, evidentemente accennò subito all’edizione critica di Nietzsche e alla futura collana dei Classici. E si rallegrava di entrambe. Ma ciò che più gli premeva erano gli altri libri che la nuova casa editrice avrebbe pubblicato: quelli che talvolta Bazlen aveva scoperto da anni e anni e non era mai riuscito a far passare presso i vari editori italiani con i quali aveva collaborato, da Bompiani fino a Einaudi. Di che cosa si trattava? A rigore, poteva trattarsi di qualsiasi cosa».

 

Roberto Calasso, Milano 1989

Oggi a Milano, all’età di 80 anni, è morto Roberto Calasso, scrittore e direttore editoriale di Adelphi dal 1971. Nato a Firenze il 30 maggio 1941, è diventato uno dei primi e più fedeli collaboratori di Adelphi fin dalla fondazione della casa editrice avvenuta nel 1962, raggiungendo la carica di presidente nel 1999, lavorando negli anni con costanza e determinazione. In un’intervista al “Corriere della Sera”, Calasso raccontava così l’inizio della sua esperienza con Adelphi e con l’editoria italiana, in cui lasciò un segno indelebile: «Luciano Foà aveva lasciato l’Einaudi (di cui era stato segretario generale) e insieme a Roberto Olivetti […] aveva fondato questa nuova casa editrice il cui programma era in gran parte nella mente di Roberto Bazlen. Foà era amico di Bazlen e voleva fare con lui certi libri che altrimenti non riuscivano a fare. Quanto a me, venni coinvolto nel 1962, quando il nome Adelphi non era ancora stato trovato».

Oltre a un grande editore, Calasso fu anche uno scrittore di successo, del quale ricordiamo l’opera più importante Le nozze di Cadmo e Armonia del 1988, per molto tempo nella classifica dei libri più venduti e con il quale arrivò tra i finalisti del Premio Strega. Scrittore molto apprezzato (e tradotto) anche all’estero, il 12 marzo 2008 riceve a Parigi la Legion d’onore e nel 2012 il 26° Prix Chateaubriand per La folie Baudelaire (pubblicato con Gallimard), premio che per la prima volta viene assegnato a uno scrittore non di lingua francese.

Noi alunni del Master di primo livello in Professioni e Prodotti dell’Editoria vogliamo ricordarlo presente in quell’incontro di giovedì 13 febbraio 2014 tenutosi nell’Aula Conferenze Enrico Magenes del Collegio Santa Caterina da Siena a Pavia. Era stato invitato per inaugurare la settima edizione del Master, in un dialogo con il giornalista e critico letterario Ranieri Polese. Tema dell’incontro non poteva che essere “L’arte dell’editore”. La prima questione affrontata fu la natura dell’editoria, le ragioni che sono alla base della creazione di una casa editrice e di un progetto editoriale proprio, originale e innovativo e i moti invisibili che ne mutano continuamente l’identità. Secondo Calasso «una casa editrice è un tutto, è un libro composto da molti libri», un’entità che prima di tutto deve avere un’idea chiara di sé e degli obiettivi che si propone di raggiungere. «Se non si vede questo, siamo in presenza di case editrici generaliste», e non si può dire che Adelphi lo sia. Nel risvolto del libro Bobi, scritto dall’editore e pubblicato quest’anno della casa editrice Adelphi si legge: «Quando Bazlen mi parlò per la prima volta di qualcosa che sarebbe stata Adelphi e non aveva ancora un nome mi disse: “Faremo solo i libri che ci piacciono molto”». Sembra essere questa la base del mestiere dell’editore: la volontà di condividere e diffondere un pensiero, il piacere e la necessità di farlo.

Nell’incontro si parlò poi anche di Adelphiana, il progetto che ha commemorato i cinquant’anni della casa editrice (1963-2013): un ripescaggio di opere, una continua scoperta di libri o autori che si ignoravano. Insomma, una sorta di romanzo sui romanzi, in cui i libri sono personaggi e non si scade nell’autobiografia editoriale né nel trattato – dice Polesi. A questo proposito Calasso confermò la volontà della casa editrice di non utilizzare l’occasione dell’anniversario per raccogliere foto di redazione, tirare le somme e proporre un bilancio del lavoro degli anni passati, ma di lasciare il giudizio al lettore a cui l’editore ha deciso di mostrarsi, offrendo anche materiale inedito e dichiarazioni degli autori stessi, elementi curiosi e al tempo stesso utili al lettore per ampliare il suo sguardo su opere e fonti, ma anche per entrare più da vicino in contatto con gli aneddoti che circondano opere e autori amati. Si voleva creare sorpresa nel lettore e curiosità, attraverso un libro che «si leggesse e si guardasse dall’inizio alla fine».

Ultimo riferimento fu fatto alla scelta delle copertine: da anni Adelphi è ben riconoscibile in libreria per le scelte grafiche che, con varie ma quasi impercettibili modifiche, resistono nel tempo e nella memoria del lettore. Secondo Calasso, si tratterebbe di scelte istintive, determinate dalla volontà della casa editrice di mantenersi autonoma rispetto ad agenzie esterne i cui grafici, non avendo tempo di leggere ogni libro, seguirebbero i consigli frettolosi degli editor con il pericolo di proporre idee molteplici ma spesso non mirate. «Molto meglio una scelta diretta, a costo di pentirsi in seguito e cambiare l’immagine scelta in copertina in una nuova edizione dell’opera».

L’attenzione alla qualità del “libro-oggetto” è sempre stata un punto saliente della produzione di Adelphi: «Foà e io concordavamo nel dare importanza sia alla qualità delle traduzioni, sia all’aspetto fisico, tattile del libro» e forse proprio per via di questa grande passione che Calasso sosteneva di non badare molto alla pubblicità e al marketing: «Il marketing è una disciplina che non abbiamo mai praticato. Ogni tanto ne incontro un rappresentante e mi dice che ci considerano un esempio da imitare. Ma non so bene a che cosa si riferisca…». Come disse Calasso: «Ogni riga letta è di profitto» e da ogni lettura, immagine, scelta si impara, ci si arricchisce e si procede in avanti.

 

Il mondo dell’editoria si stringe intorno alla figura di un grande editore, che ci piacerebbe ricordare con una citazione tratta da L’impronta dell’editore, libro di Roberto Calasso pubblicato nel 2013 per la “Piccola Biblioteca Adelphi”: «Una teoria dell’arte editoriale non si è mai sviluppata – e forse è troppo tardi perché si sviluppi ora. Andando contro a questi dati di fatto, ho provato a mettere insieme due elementi: qualche passaggio nella storia di Adelphi, quale ho vissuto per cinquant’anni, e un profilo non di teoria dell’editoria, ma di ciò che una certa editoria potrebbe anche essere: una forma, da studiare e da giudicare come si fa con un libro. Che, nel caso di Adelphi, avrebbe più di duemila capitoli.»

 

Stefania Malerba e Alice De Angeli